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Comunicato stampa

Perché Sochi non si trova nelle Alpi

30/01/2014
I Giochi olimpici invernali 2014 avrebbero anche potuto svolgersi nelle Alpi: la candidatura di Salisburgo/A è stata a suo tempo bocciata dal CIO. Oggi le Olimpiadi invernali hanno perso buona parte della loro attrattività per gli abitanti delle Alpi. La CIPRA ha analizzato criticamente le esperienze degli ultimi anni.
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© Grüne Fraktion Bayern / wikimedia commons

Il 7 febbraio 2014 iniziano i Giochi olimpici invernali a Sochi. Allo stesso tempo si tratta dell’apertura del mercato degli sport invernali sulla costa subtropicale del Mar Nero, ma è anche  il culmine dell’irrisione della democrazia – sotto gli occhi della comunità internazionale.
Le gare avrebbero anche potuto disputarsi nelle Alpi: la candidatura di Salisburgo è stata però esclusa dal CIO (Comitato Olimpico Internazionale). Forse perché la città austriaca si era fatta avanti con il budget più basso tra tutte le località candidate? Sui criteri di selezione si possono solo avanzare congetture – come del resto su molto altro per quanto riguarda il CIO. Anche gli elettori dei Grigioni/CH e della Baviera/D hanno bocciato i Giochi olimpici invernali 2022. “Too much democracy”, ha commentato Pat Cortina, trainer della nazionale tedesca di hockey su ghiaccio. Alla faccia di “fair play nello sport”!

Contratti capestro del CIO

Gli abitanti delle Alpi possono ritenersi fortunati a non ospitare le Olimpiadi per almeno un decennio. La CIPRA ha analizzato le esperienze degli ultimi anni. Le informazioni sono reperibili nel sito www.cipra.org/it/olimpiadi.
Con i regolamenti attualmente vigenti e le condizioni contrattuali del CIO, non è più responsabile svolgere i Giochi olimpici invernali nelle Alpi. Le loro procedure sono opache e non democratiche. Con l’Host City Contract il CIO priva i comuni di ogni autodeterminazione. Non vi è alcun impegno vincolante, da parte del CIO, che il programma di fondo eventualmente sottoposto a referendum non venga successivamente modificato. Nell’Host City Contract, che conta più di 60 pagine, al tema ambiente e sostenibilità sono dedicate appena otto righe.

Ignorato il cambiamento climatico

Finora nessuna candidatura ha tenuto conto delle conseguenze dei cambiamenti climatici. I responsabili, il CIO o i funzionari delle località candidate, ignorano il fatto che le temperature continueranno ad aumentare. Se si vuole garantire la certezza della neve – seppure fino a un certo punto – è d’obbligo ricorrere alla neve artificiale prodotta da impianti sempre più potenti. Tutto ciò comporta maggiori interventi di infrastrutturazione nel paesaggio, maggior consumo di energia e di acqua.

Chi deve adattarsi?

In un onesto calcolo costi-benefici, dal punto di vista dei contribuenti le Olimpiadi sono un vero e proprio fiasco. Non esiste un solo studio che dimostri che i Giochi abbiano prodotto uno sviluppo economico a lungo termine per la regione che li ha ospitati. Al contrario: l’esperienza mostra che i Giochi olimpici sono più che altro un fuoco di paglia. Con gli sport invernali le Olimpiadi puntano sul mercato sbagliato, inoltre nel pubblicizzare le località di turismo invernale privilegiano unicamente le destinazioni già conosciute. Alle località marginali restano i debiti e le rovine. Questo si è verificato, ad esempio, in Alta Val di Susa e in Val Chisone dopo “Torino 2006”.
Il fatto che i Giochi vengano gonfiati con un numero sempre maggiore di competizioni dimostra che essi provocherebbero uno stress troppo grande per località e valli montane – con conseguenze fatali. Nella candidatura per “Monaco 2018” è stata fatta pressione sui proprietari terrieri affinché mettessero a disposizione i loro terreni.
Si prospettano due strade: o le Olimpiadi si adattano alle condizioni locali e alle esigenze degli abitanti, oppure ci adattiamo noi alle condizioni olimpiche – e la smettiamo di occuparci di correttezza e democrazia, seguendo l’esempio dell’ex sciatore tedesco Markus Wasmeier, che ha affermato: “Per quanto riguarda la situazione politica [a Sochi]: anche a Pechino molte persone sono state espropriate. Questo non è bello, ma è così. Durante i Giochi però non se ne accorgerà nessuno”.

 

Per maggiori informazioni rivolgersi a:
Dominik Siegrist, presidente CIPRA Internazionale +41 79 673 43 30, eMail
Claire Simon, direttrice CIPRA Internazionale +423 237 53 53, eMail
Barbara Wülser, responsabile della comunicazione CIPRA Internazionale, +423 237 53 11, eMail

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Comunicato stampa, 29.01.2014 Comunicato stampa, 29.01.2014
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